“La vita è troppo breve per bere e mangiare male”.
Come non condividere questa massima scritta sul muro all’ interno del nuovo tempio dedicato al cibo made in Italy, che inaugura a Milano in una data non casuale: 18 marzo, anniversario delle celebri cinque giornate del 1848.
Fa piacere arrivare in una piazza XXV aprile finalmente integra e rinata dopo essere stata martoriata per troppi anni dai lavori e dalla sovraintendenza ai beni culturali; anche questo calvario è una causa collaterali della chiusura di uno storico teatro quale lo Smeraldo, che esisteva dal lontano 1942.
Ora la cultura ha lasciato spazio ad istinti un po’ più terreni, alle pance piene e cosi’ al posto del teatro ora c’è una grande vetrata con il marchio alimentare in evidenza.
Eataly è uno degli esempi positivi dell’ impresa italiana che funziona. numeri impressionanti: 25 punti vendita nel mondo, tra cui Tokyo, New York e Dubai. Niente male se si pensa che il primo Eataly a Torino risale soltanto al 2007. nei prossimi anni altri 6 punti vendita in Italia, tra cui 2 nella città eterna e poi Los Angeles, San Paolo, Toronto.
Lo spazio aperto a Milano, il secondo nella nostra città, è imponente: 4 piani per 5000 metri quadri, 19 luoghi di ristoro, 2 aule didattiche, 10.000 prodotti in vendita, 300 collaboratori, 2 sale riunioni.
All’ingresso mi pare quasi di essere capitato davanti alla fila di casse dell’Esselunga ma poi, leggendo la spiegazione offerta dal comunicato stampa, capisco anche il meccanismo con cui funziona questo luogo: tutti i prodotti che escono tra le mani dei clienti devono essere pagati alla “barriera casse”; tutti i prodotti che escono nella pancia dei clienti devono essere pagati dove vengono messi in pancia. Non fa una piega.
Eccomi all’interno, sono le 14 ma Eataly è già strapieno il primo giorno di persone che si accalcano in mezzo agli scaffali tra una mozzarella, un prosciutto, un pecorino sardo, una birra artigianale, un vino rigorosamente d.o.c.g.
La struttura è simile a quella di un complesso residenziale con il cortile interno; tutto intorno ecco la paninoteca di…la piadineria dei fratelli….la gelateria alpina….la cioccolateria….il ristorantino della pizza, quello dei salumi, quello del fritto, quello del pesce, della carne, la rosticceria, insomma chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Tutti i punti ristoro sono gestiti da produttori selezionati che hanno alle spalle una lunga esperienza nel campo delle piadine, del caffè, della carne, del pesce, della pasticceria e delle piu’ svariate arti culinarie. Persino i partner tecnici che hanno fornito arredamenti e suppellettili per il centro sono nomi di aziende molto note. L’ atmosfera è quella del grande mercato di paese ma si capisce subito che nulla è lasciato al caso e la cura dei dettagli è rigorosa.
Il centro offre due aule didattiche in cui verranno organizzati corsi di cucina a tema ed incontri con i bimbi delle scuole milanesi sull’ educazione alimentare corretta ed un centro congressi con 150 posti che sarà certamente teatro di diversi meeting aziendali poiché sappiamo bene come la pancia piena favorisca il business.
Questo spazio Eataly è dedicato alla musica e infatti l’ attenzione ricade subito sul bellissimo “palco Smeraldo”, posizionato al secondo piano, dove in orario aperitivo saranno organizzati veri e propri live di giovani artisti emergenti: per ora i due giovani che vedo esibirsi sono Shel Shapiro e Gino Paoli, non proprio di primo pelo ma di sicura presa sulla platea piu’ “datata” che popola gli scaffali.
Il vero mattatore è pero’ Oscar Farinetti, uno dei due fondatori di Eataly. Camicia bianca e sguardo sorridente tiene banco col microfono in mano con l’ esperienza di un vero animatore da villaggio; non ha l’ immagine consueta dell’ imprenditore di successo, eppure è uno degli esempi piu’ citati di self made man. “ Se applaudite piu’ forte facciamo il cielo in una stanza”. E giu’ applausi scroscianti e urla dalla platea. Farinetti affianca Paoli al pianoforte e in un attimo parte un karaoke di massa che coinvolge anche i clienti. Quindi l’ imprenditore si allontana tra due ali di folla con un bicchiere di rosso in mano. L’ uomo che non ti aspetti, il vicino di casa. Immagine genuina o abilmente studiata?
“Senta dove è che ha preso quel coso li’? Sono stato a comprare da Eataly anche io ma non me lo hanno dato”. La domanda mi viene fatta sulla banchina della metropolitana da un signore brizzolato con lo sguardo smarrito e il dito puntato verso di me; mi ha visto leggere il “libro unico di Eataly Smeraldo”, che poi non è altro che il comunicato stampa della casa.
Avrà avuto voglia di un po’ di cultura dopo essersi riempito la pancia e la borsa di prodotti?
O forse avrà soltanto pensato che Eataly regali anche libri, oltre che emozioni per il palato.
Testo e foto di Christian Santi
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